Il tocco della morte" è un racconto che si sviluppa attraverso un'intima riflessione sul tema della morte e della memoria, ispirato dalle citazioni tratte dal libro di Sergio Blanco "Memento mori". Ogni capitolo del racconto prende avvio da un frammento della scrittura di Blanco.

Nel racconto, la morte non viene solo vista come la fine della vita, ma anche come un evento che trasforma, che lascia tracce indelebili nella memoria e nella cultura. Le citazioni di Memento mori si mescolano alle mie esperienze, dando vita a una narrazione che affronta la morte da una prospettiva personale e culturale, unendo dolore, ricordo e simbolismo.

Dieci anni fa, il 25 e 26 dicembre 2010, Mosca e la regione circostante furono colpite da una pioggia gelata eccezionalmente intensa. Questo fenomeno meteorologico, verificatosi a temperature sotto lo zero, causò significativi accumuli di ghiaccio su alberi, cavi e altre superfici, provocando danni estesi.

Fenomeno meteorologico

La pioggia gelata si forma quando gocce di pioggia superraffreddate si congelano a contatto con superfici fredde, creando uno strato di ghiaccio spesso e denso. Nella regione, gli accumuli di ghiaccio raggiunsero uno spessore di 20 mm o più, classificandosi come fenomeno pericoloso. Alberi, fili elettrici e automobili rimasero intrappolati in un "guscio" di ghiaccio, causando blackout e danni materiali significativi.

Cause e conseguenze

La causa principale fu un ciclone proveniente dall'Europa occidentale, che portò aria calda in quota mentre al suolo persisteva un sottile strato di aria fredda. Questo contrasto termico fece sì che la pioggia cadesse ancora liquida al suolo per poi congelarsi immediatamente. In alcune zone, il fenomeno si trasformò in neve con l'abbassarsi delle temperature.

Gli accumuli di ghiaccio danneggiarono alberi, cavi elettrici e infrastrutture, lasciando circa 100 insediamenti nella regione di Mosca senza elettricità. I danni totali furono stimati in 1 miliardo e 77 milioni di rubli.

Paragone con eventi successivi

Nel 2020, un altro episodio di pioggia gelata colpì la regione di Primorje, superando per intensità e durata quello del 2010. Anche in quel caso i danni superarono un miliardo di rubli.

Gli elementi etnografici:

Il rito funebre in Russia 

Gli elementi etnografici: 

  1. Le tradizioni musicali dei lamenti e delle preghiere funebri del popolo russo

  2. Il rito funebre in Russia (chiesa e cimitero): i rintocchi delle campane funebri e il canto funebre durante il rito di commiato, lettura dei salmi e preghiere come parte del processo di elaborazione del lutto.

  3. Tradizioni funebri tra sacro e profano: cibo rituale, come i bliny (frittelle), i pasti commemorativi, la recitazione di preghiere e i riti familiari.

L'autoetnografia è un metodo di ricerca che integra autobiografia ed etnografia, analizzando esperienze personali per comprendere dinamiche culturali. Nasce come risposta alla crisi epistemologica degli anni '80, rifiutando l'idea di una ricerca neutrale e privilegiando narrazioni soggettive che diano voce a esperienze marginalizzate.

L'autoetnografia valorizza la soggettività e il ruolo delle identità personali (razza, genere, classe, ecc.) nel processo di ricerca. I ricercatori narrano momenti di trasformazione (epifanie) con tecniche narrative evocative, combinando prospettive personali e strumenti scientifici per offrire analisi più profonde e accessibili. Si distingue in varie forme, come narrazioni personali, etnografie riflessive o resoconti stratificati.

Questo approccio è al contempo terapeutico e sociale, aiutando autori e lettori a esplorare questioni intime e collettive. Le esperienze narrate sfidano norme consolidate, promuovono cambiamenti culturali e stimolano empatia. Tuttavia, comportano dilemmi etici poiché coinvolgono persone vicine al ricercatore.

Criticata per la presunta mancanza di rigore scientifico o qualità estetica, l'autoetnografia supera la dicotomia tra arte e scienza, puntando a un impatto sociale trasformativo e a una maggiore comprensione delle realtà culturali.

I pensieri neri

La Radonitsa è una celebrazione tradizionale dei popoli slavi che combina elementi pagani e cristiani, dedicata al ricordo dei defunti. Si svolge nella settimana successiva alla Pasqua ed è nota come "Settimana Radonitskaya" o "Settimana dei Defunti". In base alle regioni, la festa viene celebrata tra la domenica e il martedì.

Origini e tradizioni

Radonitsa ha origini pagane, con un forte legame con il culto degli antenati. Gli slavi antichi credevano che l'anima dei defunti continuasse a vivere in un altro mondo e che onorare i morti garantisse la loro protezione. Durante la Radonitsa, si organizzavano banchetti presso le tombe dei familiari: si dialogava simbolicamente con i defunti, si brindava in loro onore e si offriva cibo e bevande versandoli sulle tombe.

Un esempio cristiano legato alla commemorazione risale al IV secolo, quando i cristiani a Costantinopoli prepararono un piatto semplice chiamato "kutya" per evitare cibi contaminati con sangue animale durante

il regno dell'imperatore Giuliano l'Apostata. Questo episodio sottolinea il valore simbolico della purezza nei rituali commemorativi.

Pratiche e rituali cristiani

Durante la Radonitsa, si consiglia di invitare un sacerdote per una liturgia presso le tombe dei propri cari. La commemorazione include anche la preghiera per tutti i cristiani defunti e l'offerta di elemosine e opere di carità in loro memoria. La sera precedente, durante la veglia funebre (Parastas), si leggono preghiere per il riposo delle anime, con la possibilità di presentare liste di nomi affinché il sacerdote li ricordi nella liturgia mattutina.

Radonitsa unisce dunque tradizioni popolari e spirituali, sottolineando il legame tra vivi e defunti attraverso rituali comunitari e gesti di pietà.

La voce degli antenati

Gli elementi etnografici:

1. Kalimba - strumento sacro

2. Radonitsa – La Pasqua dei morti o la Pasqua per i morti: tradizioni popolari per commemorare i defunti.

Una pioggia gelata

Ci sono le persone che non dovrebbero morire

Gli elementi etnografici:

Guerra e popolazione civile: caso specifico: la tragica perdita del Coro Alexandrov durante il viaggio verso la Siria. Una storia natalizia. 

Mamma

Dopo...

La Carne fresca

Aleksei

Un messaggio

Gli elementi etnografici:

Eventi naturali e catastrofi climatiche: la pioggia gelata di Mosca del 2010 e il suo impatto sulla società.

L'arte

Piccola Olga (usata nella performance)

L'incidente del Tupolev Tu-154 nel 2016, avvenuto il 25 dicembre, rappresenta una tragica perdita non solo umana ma anche culturale e artistica. Tra le 92 vittime, 64 appartenevano al celebre Coro dell'Armata Rossa (Coro Alexandrov), inclusi il direttore Valerij Chalilov e altri membri dell'ensemble. Questo coro era noto per essere il simbolo musicale ufficiale delle forze armate russe e per il suo ruolo nella promozione della cultura musicale nazionale, esibendosi in celebrazioni militari e occasioni di rilevanza internazionale.

I musicisti erano diretti in Siria per portare il loro contributo artistico alle festività di Capodanno presso la base russa di Chmejmim. L’incidente non solo ha segnato una perdita devastante per la cultura russa ma ha anche rappresentato un colpo al simbolo di identità artistica e patriottica della nazione.

In seguito alla tragedia, la Russia ha dichiarato il 26 dicembre giorno di lutto nazionale. Il ministro della Difesa ha onorato la memoria di Valerij Chalilov conferendo il suo nome al Collegio musicale militare di Mosca. Tuttavia, la tragedia ha anche suscitato controversie internazionali, come la pubblicazione di vignette satiriche da parte del settimanale francese Charlie Hebdo, che ha sollevato indignazione in Russia per l’irriverenza nei confronti della tragedia e del patrimonio culturale rappresentato dal coro.

Per tanti anni ho suonato le campane, anche nei momenti tristi durante i funerali. Il rintocco in quelle occasioni è particolare e si chiama Perebor. 

PEREBOR. Un rintocco funebre eseguito con un colpo su ciascuna campana, partendo dalla più piccola fino alla più grande. Il perbor è un suono funebre che presenta alcune varianti:

  1. Per il funerale del clero, prima del perbor si suona 12 volte la campana più grande. Il perbor simboleggia la vita umana nel suo sviluppo e maturazione, e per questo i rintocchi si susseguono dalla campana più piccola alla più grande.

  2. Per il funerale dei laici, il perbor inizia con un rintocco dalla campana più piccola alla più grande. Alla fine di ogni “giro” di perbor, si suonano contemporaneamente tutte le campane, simboleggiando l’interruzione della vita terrena di una persona.

 UN TOCCO DELLA MORTE
         LA PARTE SCRITTO DEL PROGETTO CREATIVO

Elenco delle citazioni dal testo di Sergio Blanco "Memento mori"

La parte informativa. La pioggia gelata3

La parte informativa. Cosa è Autoetnografia1

La parte informativa. Le campane funebri5

La parte informativa. Radonitsa2

La parte informativa. Coro Alexandrov4

“Poi tutto un gruppo di bambini comincia a sfilare davanti alla cassa per accomiatarsi. Sono i suoi compagni di scuola. Alcuni gli danno un bacio in fronte e, quando lo fanno, la bara oscilla un po'. La scena è tristissima.”

“La nozione metafisica per cui la morte corrisponde a smettere di essere è una cosa che mi risulta insopportabile, come per la maggior parte delle persone. L'idea di non essere mi angoscia. Mi tormenta. Mi fa male da tutte le parti. Ma anche l'idea di essere è una cosa che mi tortura e m'inquieta. In fondo, sia essere che non essere mi sembrano due fenomeni spaventosi.

“Quando ero bambino, il mio migliore amico di scuola è morto. Adrian. Questo era il suo nome. Aveva undici anni, è morto di cancro. Una leucemia. La sua agonia è stata dura. Molto dura. Adrian è venuto a scuola fino a una settimana prima di morire.”

“Verso la fine, il documentario parla del riscaldamento globale: dieci minuti bastano per comprendere che tutto finirà molto più velocemente di quello che pensiamo. Lo scioglimento dei ghiacciai avanza a una velocità vertiginosa e non è possibile fare niente. Assolutamente niente. È già troppo tardi.”

“La creazione artistica potrebbe allora essere il luogo per eccellenza dove provare a morire, o meglio ancora: dove provare tutte le nostre morti possibili.”

“Un pomeriggio ne vedo uno sulle culture eschimesi che vivono sul limite dello Stretto di Bering. C’è un momento in cui si parla dei loro riti funebri, e allora scopro che, secondo la tradizione, gli eschimesi credono che nelle ossa rimescolate dei loro antenati, i discendenti possano scorgere quello che un giorno sarà il paesaggio della loro morte”.

“E allora lo decido: non sarà una conferenza, o una lezione magistrale, e neanche un seminario, sarà solo un testo. Nient'altro. Solo un testo in cui cercherò di scrivere alcuni appunti sulla morte. Alcune annotazioni. Bozze. Nulla di più. Un testo in cui, a partire dalle mie personali esperienze con la morte - alcune vere e altre false - cercherò di dire qualcosa.”

 

“All’improvviso, durante l'opera, proprio in questo momento, ricevo per telefono il messaggio che sapevo che sarebbe potuto arrivare in qualsiasi istante. Il mio amico del cuore, il mio unico amico, dopo una lunga agonia di due anni, è appena morto a Parigi.”

“Per alcuni giorni vado in una località di mare che si trova vicino a Montevideo. Ho bisogno di allontanarmi un po' dalla città. Ho bisogno di riposare. Dormire. Mi devo recuperare. La mia ultima ricaduta è stata molto intensa.”

“Ci sono persone che non dovrebbero morire mai..”