La performance, della durata di 3 minuti, deriva da personali considerazioni sulla vita e sulla morte che hanno condotto a una fase preliminare di studio e analisi storica e filosofica sul tema.
Sul palco sono seduta a una scrivania. Alle mie spalle è proiettato un video registrato in cui appaio sott’acqua, metafora dello scorrere della vita. La mia espressione è sorridente come una maschera e una voce maschile fuori campo recita un testo in cui il mio “io” compie una sorta di “flusso di coscienza” sul tema della morte raccontando diverse storie.
Per amplificare il messaggio sono fisicamente presente, seduta in silenzio alla scrivania posta davanti al telo di proiezione con una maschera sul volto mentre interagisco con alcuni oggetti per me attinenti al tema del lutto e personalmente significativi.
La maschera, in questo contesto, è intesa come una "maschera dell'esserci", un modo in cui ci presentiamo al mondo, nascondendo la nostra angoscia di fronte all’inevitabilità della morte.
