L’ho vista più volte, la morte. Ogni volta indossava un volto diverso. Quello di un amico strappato via da una notte gelida. Quello di mia nonna, quando le sue labbra rosse sembravano resistere al silenzio. Poi c’è stato il volto che non conoscevo. Il volto che non conosceva nessuno.
La chiamano la Sconosciuta della Senna. Dicono che l’hanno trovata nell’acqua con un sorriso sulle labbra. Morta, sì. Ma serena. Come può qualcuno morire così? Con quella pace, mentre il mondo la dimentica. O forse no? Perché, vedi, qualcuno ha preso il suo volto, ha fatto un calco di quel sorriso e l’ha reso eterno. Una ragazza senza nome, senza storia, eppure immortale.
Mi chiedo: la morte è davvero l’ultima parola? Forse no. Forse ciò che resta non è il vuoto, ma i dettagli. Un sorriso. Una risata. Una voce che ancora riecheggia, anche quando chi la pronunciava non c’è più. È quello che resta che conta. Perché noi non possiamo combattere la morte. Possiamo solo sfidarla.
Io ci ho provato. Quando ho truccato mia nonna per l’ultima volta, mentre le sue mani erano fredde e il rosso sulle labbra sembrava un gesto disperato contro il nulla. Ho provato a farla restare, come se un po’ di colore potesse ingannare l’eternità. E sai una cosa? Forse ha funzionato. Perché ogni volta che ascolto Claire de lune, lei è qui. Non solo un ricordo, ma una presenza. Come la Sconosciuta della Senna.
Loro, i morti, restano se li lasciamo restare. Non nei monumenti, ma dentro di noi. Nei sorrisi che ricordiamo, nelle parole che abbiamo paura di dimenticare.
È per questo che vivo. Per questo che respiro. Perché finché il mio cuore batte, posso sfidare il tempo. Posso rubare secondi al vuoto. Non voglio essere una statua fredda, un calco dimenticato. Voglio vivere fino a quando la vita stessa non si consumerà sotto i miei piedi. Voglio schiaffeggiare la morte, come un insulto.
La morte sorride? Allora sorridiamo più forte. Sorridiamo come lei, come la Sconosciuta, in faccia all’abisso.
Perché il tempo finirà, sì. Ma finché saremo qui, non apparteniamo a nessuno. Nemmeno alla morte.
